Ploughman’s lunch

pronuncia: pláumans lanc (come lancia)

Ebbene sì, fa caldo anche in Gran Bretagna. Addio estati uggiose e golfini; il cambiamento climatico è arrivato anche in terra anglosassone. E chi ha voglia di cucinare quando fa caldo? Anche gli italiani sanno che in certe situazioni i fornelli non si toccano e… o si va in rosticceria, o si mangia freddo.

Ecco quindi che, sia in casa che in trasferta, oppure tradizionalmente al pub, ci si sfama con il ploughman’s lunch (pranzo dell’aratore), una collezione di stuzzichini, simile ad un tagliere di formaggi, ma con dei parametri che lo rendono prettamente inglese.

Questo pasto si ispira al pic-nic del contadino, ma nasce come pasto da pub nel dopo guerra, per promuovere i prodotti dei contadini locali e la ripresa del mercato alimentare.

Gli ingredienti principali del ploughman’s lunch sono il formaggio, i sottaceti e un pezzo di pane rustico. Si possono anche trasformare in un tramezzino, chiamato cheese ploughman’s o cheese and pickles, per la convenienza di un pranzo super-portatile, ma un ploughman’s lunch fatto come si deve include tanti corollari che lo rendono multicolore e appetitoso alla vista, oltre che il palato.

Innanzitutto parliamo degli ingredienti base, che sono molto caratteristici.

Pane

Il pane deve essere di tipo rustico, non l’onnipresente pane in cassetta (fantastico, ma per altri usi, e ne parleremo). Un tozzo di pane o una fetta bella spessa, da accompagnare sempre con del burro salato.

Formaggio

Possibilmente di tipo Cheddar, che esiste sia delicato che molto maturo e saporito. Il formaggio scelto dovrebbe essere pastoso e saporito, per meglio cooperare con gli altri sapori forti sul piatto.
In alternativa, o meglio ancora in aggiunta, si potrebbe creare una versione Stilton, magari sopperendo con un Gorgonzola in mancanza dell’originale.
Nella mia versione ho usato del Cheddar (quello più chiaro) e del Red Leicester (quello più colorito). Hanno un sapore piuttosto simile, infatti provengono da aree limitrofe, e il Red Leicester viene colorato con tinte vegetali per distinguersi più facilmente, e ha una consistenza leggermente più friabile.

Sottaceti

Ecco, questa è da spiegare perché quando un’inglese menziona il pickle (singolare) spesso si riferisce specificatamente al Branston Pickle: una marca che produce una composta agrodolce di verdure a radice (altre marche lo chiamano sweet pickle). Concedo che la descrizione non è molto invitante; io stessa lo rifiutai quando mi venne offerto per la prima volta. Ahimè, che errore! Se amate is sottaceti in generale, questo mix è portentoso!

Si possono anche aggiungere al piatto sottaceti per noi più riconoscibili, i pickles (plurale) come cipolle o cipolline e cetriolini.

Altri ingredienti

Questa la versione base, con gli elementi immancabili. Ci si può poi allargare con l’aggiunta di altri componenti classici:

Prosciutto cotto

Una bella fetta spessa di prosciutto cotto (anche più spessa di quella in foto). Questo può essere al naturale o leggermente affumicato, magari aromatizzato con del miele in cottura: il prosciutto cotto inglese è più simile ad un’arrosto che ad un salume.

Pork pie

Le pork pie, o come le chiama mio padre “i bussolotti”, sono delle mini bombe caloriche. Consistono di un’involucro di pasta friabile che contiene una polpetta di maiale, con un’intercapedine di gelatina. Da gustare rigorosamente fredde. Fra la sapidità della crosta, il pepe nella carne e l’elemento umido della gelatina, è veramente un tripudio di sapori. Si può trovare in versione individuale (unisci indice e pollice di una mano) o più grandi (unisci indici e pollici di entrambe le mani) da tagliare a spicchi e condividere. Sono anche disponibili aromatizzate con mela, cipolla o cranberry: tutte opzioni adatte per un ploughman’s lunch. Io ho optato per una classica individuale.

Uovo sodo

Un’uovo sodo offre un’ulteriore opportunità di aggiungere proteine a questo piatto già piuttosto energetico, infatti viene spesso omesso. Io mantengo l’uovo leggermente indietro di cottura, ma è bene specificare che in un pub è più probabile ricevere un uovo completamente sodo e decisamente più pallido del mio (io scelgo sempre uova che specificano “tuorlo dorato” perché tipicamente le uova sono più anemiche). In Inghilterra c’è molta apprensione riguardo alla salmonella, e quindi la tendenza è di cuocere completamente le uova per sicurezza.

Salse

Oltre al pickle si può aggiungere della senape o del Piccalilli. Personalmente io non amo nessuna delle due e quindi sul mio piatto non ci sono.

La senape inglese è particolarmente pungente e di colore giallo ocra (io preferisco la senape di Digione, ma non è adatta per questo piatto).
Il Piccalilli innalza il fattore senape all’ennesima potenza. È una specie di mostarda al cucchiaio, dal colore giallo sole e aroma penetrante.
Ve ne parlo più per prevenzione che per altro. Osate solo se di stomaco forte.

Frutta

Uva e mele croccanti si accompagnano benissimo ai formaggi. Sono anche una concessione alle preoccupazioni salutistiche di fronte ad un piatto piuttosto ricco di sapori e nutrimento.

Verdura

Si possono anche trovare fette di cipolla o pomodoro, o dei pomodorini a grappolo e qualche foglia di insalata alternati alle altre vivande, per rendere il tutto un po’ più leggero e salutare.

E per accompagnamento…

Che sia un piatto individuale o un tagliere da condividere tra amici, essendo un tipico pasto da pub, non può che essere accompagnato da un bel bicchiere di birra. Meglio se artigianale e saporita come una Ale (pronuncia: éil) che non è molto gassata e neanche molto fredda, perché viene conservata in cella piuttosto che in frigorifero.

Mi rendo conto di aver prodotto un’altro post che richiede ricette corollarie, e penso che mi cimenterò presto nella produzione di un pickle casalingo. Ovviamente quando è consigliabile tornare ai fornelli. Per ora mi godo il sole e il mio ploughman’s lunch! Buon Ferragosto!

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